“Caro vecchio mio – scrive Félicien Rops all’amico François Teelemans nel 1878 – ti invio la Tentazione. Il soggetto si capisce facilmente: il buon sant’Antonio, assediato da visioni libidiche, si precipita sull’inginocchiatoio, ma in quel frangente, Satana – un buffo monaco rosso – si fa burle di lui: gli toglie il suo Cristo dalla croce e lo rimpiazza con una bella donna. […] Devi assolutamente togliere dalla testa della gente ogni idea di attacco alla religione o di eroticità. Una bella donna […] può essere ritratta senza alcuna idea di licenziosità. Il nudo non è erotico. Per quanto riguarda la religione, essa non viene affatto attaccata”.
Edmond Picard comprerà l’opera e la terrà ben coperta nel suo appartamento dell’avenue de la Toison d’or a Bruxelles. Pochi potranno vederla. Con questo quadro l’artista, a suo dire, “aveva voluto dipingere un’epoca”. L’epoca è quella del diciannovesimo secolo, in cui “occorreva resistere alla colpa per mezzo della colpa stessa” e “vivere la propria coscienza nel male”: coscienza bifronte che nella crocifissione inchiodava, facendo cadere insieme – etimologia del termine sintomo – ciò che doveva invece rimanere separato.
Era anche l’epoca di Freud, che aveva avuto modo di interessarsi a questo quadro, presentato in due sole occasioni, nel 1884 e nel 1887. Scrive Freud nel 1906: “Una nota acquaforte di Félicien Rops illustra, in modo assai più chiaro di quanto si possa fare con numerose spiegazioni, questo fatto così poco osservato e così degno invece di considerazione [ossia che “proprio ciò che è stato scelto come mezzo di rimozione diventa il portatore di ciò che ritorna; nel rimovente stesso e dietro ad esso si afferma alla fine vittorioso il rimoso”], e precisamente lo illustra per il tipico caso della rimozione nella vita dei santi e degli asceti”.
