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La Psicoanalisi n. 73/74 – Sul patriarcato

71/72 gennaio-dicembre 2022

Nota editoriale

Le chiavi della psicoanalisi è il titolo che è stato dato a un’intervista che il Dottor Lacan aveva accordato in rue de Lille alla giornalista Madeleine Chapsal il 31 maggio 1957 per il settimanale francese L’Express. La nostra traduzione si basa sull’intervista così come è stata ripubblicata nel n. 99 de la rivista La Cause du désir.

Il lettore sarà meravigliato di trovarvi un Lacan che si esprime con grande semplicità e chiarezza, rispondendo con attenzione e precisione alle varie domande, senza tuttavia venir mai meno allo spirito e all’etica della psicoanalisi freudiana.

Sarà una delizia anche per il lettore non avvertito.

Abbiamo deciso di iniziare in questo numero il Corso di Jacques-Alain Miller tenuto al Dipartimento di Psicoanalisi dell’Università di Parigi VIII nell’anno accademico 1983-1984 dal titolo “1, 2, 3, 4”. Qui avremo solo alcune lezioni, le altre seguiranno nei prossimi numeri.

Già da tempo la nostra rivista aveva iniziato la pubblicazione di alcuni di questi Corsi, la cui serie era stata da Jacques-Alain Miller denominata “L’Orientamento lacaniano”. Le lezioni erano ordinate cronologicamente sebbene la pubblicazione seguisse l’opportunità offerta dai vari colleghi con le loro traduzioni. Di questi Corsi, dal 1992 in poi La Psicoanalisi ne ha pubblicati sette.

Rispondendo positivamente alla nostra richiesta, Jacques-Alain Miller tempo fa aveva accettato che “L’Orientamento lacaniano” venisse pubblicato in vari volumi per i tipi della casa editrice Astrolabio. Nelle librerie sono per ora disponibili l’ultimo di questi Corsi, ossia L’Uno tutto solo, del 2010-2011; il primo, dal titolo originale proposto dall’Autore, Capisaldi della psicoanalisi, del 1981-1982, e un terzo volume, Divini dettagli, del 1989. Altri due volumi, già tradotti, sono in attesa si pubblicazione: Delle risposte del reale, del 1983-1984, ed Estimità, del 1985-1986. Altri sono in traduzione. Comunque, in modo parziale, altri Corsi sono stati pubblicati, per esempio quello sull’Angoscia, casa editrice Quodlibet, o quello su Pezzi di reale, casa editrice Astrolabio, o anche il commento di Miller pubblicato nella nostra rivista sul Seminario Da un Altro all’altro di Lacan.

Su questa lunghezza d’onda abbiamo deciso di pubblicare la traduzione del Corso “1, 2, 3, 4” poiché vi si rende chiaro gli elementi che Lacan prende a prestito dalla logica e dalla matematica nel suo Seminario La logica del fantasma, ultimo uscito in Francia, e che il lettore potrà avere, in traduzione italiana per i tipi di Einaudi, nella prossima primavera.

In questo numero notiamo, tra i diversi articoli riportati, l’intervento introduttivo dell’ultimo “Pipol”, che si è tenuto a Bruxelles nel luglio 2023, e la tematica che vi ha sviluppato Jacques-Alain Miller.

Abbiamo voluto includere in questo numero un testo sulla verità di Christiane Alberti, attuale Presidente dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi.

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La Psicoanalisi n. 71/72 – Controllo e passe

71/72 gennaio-dicembre 2022

Nota editoriale

È un vero dono da parte di Jacques-Alain Miller l’aver acconsentito la pubblicazione di questo Controllo pubblico che Lacan tenne a Ginevra nel 1975. È lo stesso luogo, lo stesso anno e con gli stessi personaggi del suo altro intervento, dal titolo Il sintomo, già pubblicato nel numero 2 de La Psicoanalisi. Lacan vi disegna una panoramica del suo insegnamento, toccando punti precisi, come il suo rapporto con l’opera di Freud, l’evoluzione del suo insegnamento, la messa a punto della passe, e, per quanto riguarda la clinica, la modalità da tenere con il bambino autistico. Lacan tocca anche la psicosomatica, precisando la differenza tra la parola e lo scritto, tra il linguaggio alfabetico e il linguaggio geroglifico, cosa che permette di precisare il sintomo isterico dal fenomeno psicosomatico. La citazione fatta di un passo del Sintomo da parte di una partecipante al Controllo clinico permette non solo di situare il Controllo clinico dal punto di vista temporale rispetto all’intervento di Lacan sul Sintomo, ma ne riprende un punto essenziale, che diremo in questi termini: è possibile uno scioglimento di quella fissazione che è tipica della psicosomatica? Lacan nel Sintomo aveva risposto in questi termini: “Bisogna sempre aver di mira che è per questo verso, cioè per la rivelazione del godimento specifico che egli [il soggetto] ha nella fissazione, che occorre affrontare lo psicosomatico. È in questo che si può sperare che l’inconscio, l’invenzione dell’inconscio, possa servire a qualcosa. È nella misura in cui noi speriamo di dargli il senso di ciò di cui si tratta. Lo psicosomatico è, tutto sommato, nel suo fondamento, qualcosa di profondamente radicato nell’immaginario”. Nel corso del Controllo pubblico Lacan da una parte riafferma questa possibilità, ma d’altra parte invita alla prudenza. Questo invito alla prudenza è a motivo del difficile taglio dell’immaginario in cui si trova la paziente oppure è a causa di una chiara difficoltà a reperirsi da parte dell’analista?

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LP70 - Lacan l'italiano vol. II

La Psicoanalisi n. 70 – Lacan l’italiano Vol. II

69 luglio-dicembre 2021
Nota editoriale

L’invito di Jacques-Alain Miller di mettere in cantiere un numero della rivista su Lacan l’Italiano ha avuto un così ampio riscontro tra i Colleghi che abbiamo dovuto raddoppiarlo. Non ne abbiamo fatto un numero doppio, ma due numeri: questo è il secondo, sebbene nemmeno con questo numero si esaurisca la panoplia di autori, opere, monumenti italiani a cui Lacan fa, qui o là, riferimento o anche solo un rapido accenno.
Apre il corteo di questo numero Galileo Galilei. Per Lacan è fondamentale il suo apporto perché è nel suo nome che viene individuato quel taglio epistemologico che permette l’emergenza della scienza moderna, condizione sine qua non per la nascita della psicoanalisi.
Poeti come Andrea Zanzotto e uomini di teatro come Carmelo Bene sono qui presi nel loro incontro o incontro mancato con Lacan. Incontro che si è avverato con quelle opere di grandi artisti in cui egli ha trovato un riscontro della sua ricerca, opere e autori che lo hanno ispirato e, diciamolo pure, deliziato. Tra questi mettiamo sicuramente il regista forse da lui più apprezzato, Federico Fellini.
Caravaggio, Bernini, Zucchi, Raffaello sono trattati nell’intervista che ha concesso Claudio Strinati. Sì, anche Raffaello, al quale Lacan si riferisce via la Dora di Freud a causa della Madonna Sistina. Da parte sua Clovis Whitfield, celebre studioso del Caravaggio, in una breve intervista precisa inoltre la differenza tra la realtà e il reale caravaggeschi.
La lista di artisti trattata è però ben più numerosa. Il lettore si delizierà a ritrovare le opere amate da Lacan, e, a volte, di scoprire alcune sviste, come quella che fa attribuire al Tiziano un quadro del Veronese.
Nel numero della rivista seguono dei lavori sul Seminario XIX. … ou pire di Lacan da parte di alcuni professori e docenti dell’Università della Calabria.
La puntualizzazione di J.-A. Miller sul Nostro soggetto sapere e la traduzione di un intervento di Lacan su “France Culture” coronano brillantemente questo numero 70 de La Psicoanalisi.

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Il deserto della verità

Il deserto della verità

Il deserto della verità è un titolo che indica una posizione della psicoanalisi che Lacan ha isolato per la prima volta. Per Freud la verità psicoanalitica è la verità del desiderio inconscio, imprigionata nei sintomi, mascherata nel fantasma. Non è mai una verità dei fatti, né una verità celestiale.
Lacan inizialmente ha non solo fatto propria la posizione freudiana ma l’ha amplificata. In una conferenza è giunto a dire, in una Vienna tanto sbalordita quanto era stata distratta, che la verità nella psicoanalisi si annuncia con “Io, la verità, parlo”, è lei che parla, in prima persona, nessuno se ne può fare il rappresentante. Era la radicalizzazione del legame tra la verità e la parola, la verità che dice all’insaputa del soggetto, che, rivelandosi in un lampo, sorprende ed in tal modo ha degli effetti. In attesa di venir riconosciuta dal buon intenditore psicoanalista.

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Seconda persona

Seconda persona

Esitare, incespicare sulle proprie parole, riprenderle e ricominciare. Dire una parola per un’altra, interrompersi e tacere, oppure correggersi, riavviare il discorso e bloccarsi all’intoppo successivo. Parlare è faticoso: è colmare lacune che affiorano nell’esercizio quotidiano del gesto verbale. Eppure si parla, anche fluentemente. E parlare è sentirsi parlare: magari «si può non farci attenzione, ma è certo che si ode il suono delle proprie parole». Così affermava Lacan, e con Lacan tutti gli autori che si sono misurati con quest’aspetto dell’attività di linguaggio. Diversi per tradizione e sensibilità, studiosi di enunciazione, psicoanalisti e scienziati cognitivi hanno identificato la presenza di una «funzione muta del linguaggio» nella figura stessa del parlante. Da taluni chiamata «auto-ricezione», da altri «auto-ascolto» o «intesa silenziosa», questa funzione è sincronicamente operante nel gesto verbale, è il rimedio provvisorio che il parlare procaccia alle proprie lacune: se vi è un margine di ripresa in ciò che fa buco nel discorso, lo si deve alla funzione muta del linguaggio.

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Il difetto

Il difetto

Questo libro nasce da una concreta pratica psicoanalitica con i giovani, che spinge l’autore a valorizzare la differenza tra l’adolescenza come aspetto sociale e le risultanze di una clinica illuminata dall’opera di Freud e di Lacan.
Ne Il disagio della civiltà Freud sottolinea uno dei temi chiave oggetto della riflessione del presente lavoro: la funzione dei «riti di pubertà e di iniziazione» con i quali la società veniva incontro al complesso processo di distacco dalla famiglia da parte degli adolescenti. Per Lacan, invece, l’adolescenza può essere definita come «il tempo necessario […] in funzione del legame da stabilire tra la maturazione dell’oggetto a […] e l’età della pubertà». L’intreccio fra queste due coordinate viene illustrato da brevi flash clinici tratti dall’esperienza professionale di Mormile, ma anche da un’analisi di testi cinematografici e letterari, utilizzati come introduzione al velo che circonda l’enigma della sessualità nella contingenza dell’iniziazione sessuale e della perdita dell’oggetto materno nella pubertà.

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Bipolare

Bipolare?

Cos’hanno in comune l’Apollo e Dafne del Bernini, i film di Antonioni – ma anche di Fellini, Hitchcock e Scorsese –, le arie di Monteverdi e di Dvořák, gli scritti di Baudelaire – ma anche di Marguerite Duras, Flaubert, Dante… – e la vita dell’attrice Vivien Leigh?
Li lega, con raffinata inventiva, il percorso di riflessione e analisi che Roberto Cavasola compie attorno al disturbo bipolare, con l’intento di dimostrare la necessità di una clinica differenziale e l’esigenza di recuperare la categoria diagnostica della psicosi maniaco depressiva. Con il sussidio di una ricchissima letteratura – che ha il suo centro in Jacques Lacan, ma spazia tra Freud, Jacques-Alain Miller, Serge Cottet, Colette Soler, Geneviève Morel e parecchi altri studiosi –, l’autore guida il lettore in un appassionante viaggio nella psicoanalisi e nella psichiatria contemporanea.

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