Lacan e il suo tempo

n. 52 –luglio-dicembre 2012

JACQUES LACAN – Giornata di sciopero
JACQUES-ALAIN MILLER – Il reale nel XXI secolo

Interventi del Convegno Lacan e il suo tempo:

PAOLO VINCI – Il doppio versante della morte. A proposito di Kojève e Lacan
ALFREDO ZENONI – Merleau-Ponty e Lacan, dialogo e divergenze
SERGIO BENVENUTO – Saussure bouleversé
SERGIO SABBATINI – Bourbaki e la struttura
FELICE CIMATTI – Oltre il significante. Lacan e il problema logico della fine dell’analisi
ROCCO RONCHI – Bataille e Lacan
CRISTIANA CIMINO – Davanti all’altro animale. A proposito di Derrida
CARMELO LICITRA-ROSA – Da Lévi-Strauss a Lacan: dalla pace al pathos, dalla struttura alla topologia
MARCELLA D’ABBIERO – Sartre e il desiderio. A proposito di Lacan

E testi di PAOLA FRANCESCONI, PIERRE-GILLES GUEGUEN, ANTONIO DI CIACCIA, DOMINIQUE LAURENT, ANNE LYSY, MARIE-HÉLÈNE BLANCARD, MARCO FOCCHI, VIOLA DI GRADO et alii.

Nota editoriale

Per il trentesimo anniversario della morte di Jacques Lacan la rivista del Campo freudiano in Belgio, Quarto, ha pubblicato l’intervento che Lacan tenne al suo seminario del 19 novembre 1974, inedito finora e che abbiamo attualmente nella redazione stabilita da Jacques-Alain Miller. Abbiamo voluto riportare nella traduzione italiana questo breve testo che ha come titolo “Un giorno di sciopero”.
L’argomento risulta contrastante – forse sì, forse no – con il nucleo centrale di questo numero de La Psicoanalisi che riporta il modo in cui abbiamo celebrato a Roma il trentennale della morte di Lacan, pubblicando a questo scopo i lavori tenuti dall’ Istituto freudiano in una giornata di studi in cui psicoanalisti, filosofi e studiosi hanno portato il loro contributo, e di cui diremo tra breve. Prima si impone un rapido accenno al testo di Lacan.
In esergo, Jacques-Alain Miller mette i temi salienti del breve testo di Lacan. In questo caso sono tre: “Il sintomo è qualcosa di reale”, “La serie degli analisti”, “Etica e imbecillità”.
Del primo tema, brevissimo, veniamo a sapere che Lacan considera lo sciopero alla stregua di un qualunque sintomo. Se emette delle riserve è per il fatto che si tratta di un sintomo organizzato. A proposito del secondo tema Lacan si pone la questione se l’analista può considerarsi come un elemento di un insieme, non già per fare un sindacato, ma per fare serie. Anche questo sarebbe un argomento da riprendere.
Nel terzo tema Lacan accosta l’etica e l’imbecillità. Qui si impone una rosa di tre termini: oltre all’imbecillità, sono da prendere in considerazione l’ignoranza e la fesseria. L’analisi, dice, è un rimedio contro l’ignoranza. Per contro, non ha alcun effetto contro la fesseria. Quando invece l’analisi non riesce in qualcuno che ci si dedica, abbiamo come risultato che costui è reso imbecille proprio dall’esperienza analitica stessa.
Questo costui avrebbe fatto meglio a sviluppare i suoi doni altrove, e non nelle questioni che riguardano l’analisi. Altrove, dove? Ebbene, dove avrebbe potuto far furore attenendosi a un’etica che è relativa al discorso in cui egli si inscrive: dell’insegnante, per esempio, del letterato, dello scrittore, dell’uomo alla ricerca di fama.
L’etica, infatti, non è la stessa in ogni discorso. E Lacan arriva a far l’ipotesi che l’analisi non riesce proprio a coloro la cui etica farebbe furore altrove, ossia in un altro discorso. Insomma, non c’è altra etica se non quella di giocare il gioco secondo la struttura del discorso in cui uno si inscrive. E Lacan porta la sua prova del nove: quando uno è spiaggiato in un’etica che non è quella del discorso in cui si iscrive, allora ricorre all’ingiuria. Come è il caso di quell’analista che lo ingiuriò in un articolo pubblicato da Le Monde e a cui egli fa riferimento.

Come dicevo poc’anzi, questo numero riporta gli interventi della giornata di studi che hanno ripreso i lavori di alcune persone o movimenti con cui Lacan ha dialogato nella messa a punto di alcuni problemi cruciali del suo insegnamento. Come giustamente ricorda Sergio Sabbatini, che ha curato particolarmente questa parte della rivista, non è stato possibile riprenderli né tutti né tutti i più importanti. E’ solo un florilegio, fiori colti soprattutto sullo stelo della filosofia.

Antonio Di Ciaccia

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