Misurare o curare?

n. 39 – gennaio-giugno 2006

JACQUES LACAN………………..Di una riforma e del suo buco
JACQUES-ALAIN MILLER…..L’uomo senza qualità. L’epidemiologia della salute mentale
ERIC LAURENT……………………Il vicolo cieco della psicoanalisi cognitiva
FRANÇOIS ANSERMET &
PIERRE MAGISTRETTI………..Inconscio e plasticità neuronale

 

E articoli di: CARLO VIGANÒ, DOMINIQUE DEPRINS, MARCO FOCCHI, EMILIA CECE, RAFFAELE CALABRIA, PASQUALE MORMILE, ROBERTO CAVASOLA, CARMELO LICITRA-ROSA, CARLO VIGANÒ, SERGIO SABBATINI, ANTONIO DI CIACCIA, PIERRE SKRIABINE

 

Estratto dalla Nota editoriale : Valutazione e soggettività

Rispetto ai principi che erano alla base della cultura scientifica appena una cinquantina di anni fa, l’attuale cultura della tecnoscienza contemporanea si caratterizza per un notevole cambiamento di sensibilità e di impostazione. Non troviamo più, come allora, in primo piano l’imprevedibilità della ricerca creativa, con i propri oggetti e i propri tempi, bensì il pensiero che la scienza debba servire certi problemi, che il ricercatore deve confrontarsi con l’obbligo dei risultati, accompagnati da una valutazione ex ante ed ex post dagli stessi, il che tende a conferire alla ricerca un carattere sempre più strumentale e ci si occupa di seguire l’innovazione tecnologica piuttosto che lo sviluppo delle teorie scientifiche.

Nell’epoca in cui la scienza è produzione e trasformazione del reale non si può più scorporarne la dimensione psico-socio-politica dagli interessi particolari che essa mobilita, al punto tale che nel progetto Genoma Umano, un progetto simbolo della tecnoscienza attuale, almeno il cinque per cento delle risorse economiche sono state impiegate per lo studio delle implicazioni etiche, giuridiche e sociali del progetto stesso.

Alla tecnoscienza contemporanea corrisponde infatti un soggetto plurale e nient’affatto pacificato e ottimista bensì conflittuale, specialmente sull’ordine delle conseguenze innescate dai prodotti e dalle tecnologie della tecnoscienza che vanno, come si usa dire, anche sul mercato del consumo, e diventano per ciò stesso una questione che interessa chiunque.

[…]

Infatti è esattamente così, la psicoanalisi non è una scienza: è una pratica clinica che è applicata a un reale del tutto diverso da quello della scienza e quanto mai da quello del melange scientista a cui spesso fanno riferimento i valutatori infatuati dalla TCC. Il reale della psicoanalisi è, come lo definisce Lacan, il sintomo, cioè “il reale al nostro livello di esseri parlanti”, il livello in cui la soggettività è segnata dal fatto che non si trova equazione matematica possibile con la quale scrivere la legge del rapporto tra i sessi, per utilizzare un’espressione di Lacan. La nostra, a differenza degli ideologi delle TCC, è una soggettività che si confronta con questo reale di cui non è possibile fornire la legge, e al posto di questa legge scientifica mancante c’è il sintomo, la forma della soggettività umana intrattabile dai calcoli, dalle misurazioni e dalle norme del tecnoscientismo contemporaneo.

Maurizio Mazzotti

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