IV Congresso dell’associazione mondiale di Psicoanalisi

n. 38 – luglio-dicembre 2005

JACQUES LACAN………………..Sulla trasmissione della psicoanalisi
JACQUES-ALAIN MILLER…..Una fantasia e Il disincanto della psicoanalisi
MAURIZIO MAZZOTTI………..Deviazioni standard
ERIC LAURENT……………………Dal linguaggio pubblico al linguaggio privato, topologia del passaggio
MARCO FOCCHI………………….Lean production
ANTONIO DI CIACCIA…………Il Nome-del-Padre. Farne a meno, servirsene.
ESTHELA SOLANO-SUÁREZ..Le solitudini e l’esilio femminile

E articoli di: SERGE COTTET, ROMILDO DO REGO BARROS, MIQUEL BASSOLS, DOMINIQUE LAURENT, JORGE CHAMORRO, FRANÇOIS LEGUIL,RICARDO SELDES, JESUS SANTIAGO, FRANÇOIS LEGUIL, PIERRE NAVEAU, JEAN-LOUIS GAULT, LAURE NAVEAU

Estratto dalla nota editoriale

Meraviglioso Lacan! E sconcertante! Tre anni prima di morire, concludendo il Congresso della sua Scuola sul tema della trasmissione della psicoanalisi – Scuola che avrebbe disciolto due anni dopo – scuote l’uditorio con frasi che pesano come macigni. Ma forse l’Ecole freudienne de Paris era già entrata in letargo, forse era già morta e non lo sapeva, forse l’ascoltava con l’aria annoiata di chi ha fretta di finire l’ennesima replica delle liturgie congressuali e far passare le sue frasi nel dimenticatoio senza rendersi conto o senza voler rendersi conto che già solo il tema del Congresso avrebbe dovuto svegliare l’assistenza dei suoi allievi. “Dico assistenza, ma non mi assiste”, dice ironico, e continua, triste: “In mezzo a tanta assistenza, io mi sento particolarmente solo”. Nonostante avesse poco prima elogiato, forse irridendola un po’, tutta quella folla presente al Congresso.

In pochi minuti Lacan dice all’uditorio, senza mezzi termini, la sua posizione.

L’inconscio è un’invenzione di Freud, esordisce. E continua: “L’inconscio è forse un delirio freudiano”. Citando Popper, egli lascia intendere che l’inconscio sarebbe un delirio se fosse inteso come la spiegazione di tutto. L’inconscio è invece la modalità inventata da Freud per collegare la parola con il reale, quel reale che è quel godimento che attanaglia l’essere che parla e che si rivela come qualcosa che lo fa soffrire nel corpo e nel pensiero. Il reale della pulsione si dice tramite il sintomo che parla, come parla il sintomo isterico, all’insaputa del soggetto in cui esso abita.

Antonio Di Ciaccia

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