La terza di LACAN

n. 12 – luglio-dicembre 1992

JACQUES LACAN………………..La terza
COLETTE SOLER…………………Il sintomo
ANTONIO DI CIACCIA…………La clinica psicoanalitica
JACQUES-ALAIN MILLER…..Della natura dei sembianti
ERIC LAURENT……………………Fini/Fine dell’analisi
PIERRE SKRIABINE…………….Dalla topica alla topologia
RICCARDO CARRABINO…….Tra Reale e Simbolico

E articoli di: GUY TROBAS, MASSIMO RECALCATI, RICCARDO SCOGNAMIGLIO, LUIS SOLANO, PAOLA FRANCESCONI, CHIARA MANGIAROTTI, VINCENZO LUCIANI

 

Estratto dalla Nota editoriale

“Se riusciste veramente a leggere quello che c’è in questa messa in piano del nodo borromeo, penso che vi avrei dato qualcosa che potrebbe esservi altrettanto utile quanto la semplice distinzione tra reale, simbolico e immaginario”. Traggo questa citazione di Lacan dal suo testo La terza, pubblicato nel presente volume.

Con le tre categorie non freudiane – del reale, del simbolico e dell’immaginario – Lacan ha dato una chiave di lettura chiara per leggere il materiale addotto dalla clinica freudiana e uno strumento efficace all’analista perché sappia occupare il posto da cui operare. E da qui è stato possibile, a quegli psicoanalisti che hanno fatto tesoro di questo insegnamento, di saper distinguere l’io in quanto funzione immaginaria (le moi) dall’io in quanto funzione simbolica (le je); di riconsiderare la clinica della psicosi non già sotto la rubrica del deficit ma alla luce di una mancanza simbolica chiamata da Lacan forclusione (forclusion) del nome del padre; di assegnare allo psicoanalista un luogo da cui operare che è radicalmente asimmetrico rispetto alle varie relazioni o rapporti, le cui conseguenze, amorose o controtransferali, hanno il solo potere di far arrestare la cura anche quando la serie delle sedute continua.

Ma le tre categorie – del reale, del simbolico e dell’immaginario – da sole, non sono sufficienti a rendere conto dell’esperienza psicoanalitica. Per renderne conto è necessario articolare la loro correlazione e il loro annodamento. A tale scopo Lacan si interessa a vari modelli topologici. Il nodo borromeo, riportato nella copertina di questo numero e ripreso da La terza di Lacan, mette in evidenza questo punto di annodamento del reale, del simbolico e dell’immaginario – punto di annodamento che Lacan chiama oggetto a.

Il nodo borromeo però indica che Lacan, il quale in un primo tempo del suo insegnamento aveva accentuato il valore del simbolico a discapito dell’immaginario, restituisce un’equivalenza tra i tre registri del simbolico, dell’immaginario e del reale. A questo scopo Lacan introduce un’altra categoria, quella del sembiante.

Antonio Di Ciaccia

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