Secondo Lacan due sono gli aspetti da tener presente nella formazione di un psicoanalista: il primo concerne il divenire psicoanalista, il secondo concerne il sapere dello psicoanalista.
Il primo aspetto è assolutamente imprescindibile : si diventa psicoanalisti solo tramite la formazione che procura al soggetto una psicoanalisi personale, la quale si sviluppa secondo il modello freudiano ma seguendo la logica messa in luce da Lacan. In altri termini un candidato all’esercizio della psicoanalisi si forma innanzitutto tramite la propria analisi personale condotta presso uno psicoanalista e, successivamente, o in concomitanza con la fine della sua analisi, con diversi controlli della propria pratica psicoanalitica presso altri psicoanalisti. Alla fine di un’analisi Lacan ha previsto, senza peraltro renderlo obbligatorio, un dispositivo inedito di verifica della posizione soggettiva dell’analizzato ormai diventato psicoanalista, proponendogli di trasmettere quanto ha acquisito come sapere inconscio nel dispositivo che ha chiamato la passe.
Il secondo aspetto concerne il sapere che lo psicoanalista deve avere. Oltre a quanto egli ha acquisito come sapere tramite l’elaborazione della propria posizione soggettiva nell’analisi personale, uno psicoanalista deve saper interrogare tutti i saperi umani affinché gli possano portare lumi per chiarire quel sapere che, essendo inconscio, sfugge costantemente alla coscienza e alla conoscenza. Freud stesso riteneva che lo psicoanalista dovesse essere edotto in molte discipline, e non solo relative al campo della psicologia, della medicina o della psichiatria, ma anche in altri settori come la letteratura o l’etnologia. Lacan ha radicalizzato questa posizione e ha ampliato lo spettro di saperi da studiare, includendo non solo la filosofia e la teologia, ma la linguistica, la logica matematica e la topologia, le quali, più di ogni altra disciplica, danno precise indicazioni sul funzionamento dell’inconscio.
La formazione psicoanalitica secondo Lacan differisce da quella dei postfreudiani per quanto riguarda il setting analitico. Il setting postfreudiano si attiene a uno standard fisso. Cosa che non fa il setting lacaniano (per esempio il tempo della seduta è variabile), il quale però si attiene a dei principi fissi che si desumono dalla logica dell’inconscio, in conformità a ciò che Lacan chiama l’etica della psicoanalisi.
Antonio Di Ciaccia